Il Vescovo Tikhon (al secolo Stephen Fitzgerald) regge la Diocesi dell'Occidente della Chiesa Ortodossa in America (http://www.oca.org/)
Nato il 14 Novembre 1932 a Detroit, da famiglia luterana, è stato ricevuto nella Chiesa Ortodossa nel 1960. Nella vita civile è stato ufficale dell'aeronautica degli Stati Uniti, e serve la Chiesa negli ordini sacri dal 1971. La sua residenza è presso la Cattedrale della Santa Vergine Maria a Los Angeles, anche se la sua sede ufficiale è a San Francisco, presso la Cattedrale della Santa Trinità, la più antica chiesa cattedrale ortodossa negli Stati Uniti, con l'eccezione dell'Alaska.
Sul
sito web della Cattedrale della Santa Trinità (http://www.holy-trinity.org/)
si può trovare un certo numero di scritti del Vescovo Tikhon, tra
cui molte preziose lettere di istruzione al clero su temi controversi.
Ne riproduciamo qui due in lingua italiana: una sul tema della ricezione
degli eterodossi nella Chiesa Ortodossa, e una sul problema dei rapporti
tra la Chiesa Ortodossa in Russia e il potere sovietico. Molti altri temi
trattati dal Vescovo Tikhon sono importanti e meritevoli di menzione, ma
abbiamo scelto deliberatamente questi due, poich? si tratta di punti in
cui la Chiesa russa è stata accusata di avere un'attitudine contraria
alla Tradizione. Con il suo insegnamento, il Vescovo Tikhon ci mostra come
è possibile per un ortodosso vivere nella pienezza della Tradizione
ortodossa senza perdersi in "tradizionalismi" privi di fondamento (come
fanno numerosi gruppi scismatici che sembrano avere come ragione d'essere
la polemica con le proprie chiese ortodosse d'origine).
Giovedì 13 Marzo 1997
Giovedì
Luminoso
Lettera di Istruzione #10:
LA
RICEZIONE DI LAICI E CHIERICI ERETICI NELLA CHIESA ORTODOSSA
Reverendissimi e Reverendi
Archimandriti, Igumeni, Ieromonaci,
Arcipreti e Preti
Diocesi
dell'Ovest
Cari e stimati Reverendissimi e Reverendi Padri:
La benedizione del Signore sia su di voi!
Recentemente,
sono divenuto consapevole di molte discussioni e controversie nei circoli
ortodossi qui in America, sul tema del modo appropriato con cui ricevere,
per esempio, cattolici romani e luterani, nella Chiesa ortodossa, e del
modo in cui i chierici cattolici romani e luterani diventano chierici ortodossi.
Mentre da un lato è una fonte di ispirazione osservare il nostro
clero e popolo impegnati in pensiero, discussione, perfino dibattito su
temi santi, mi turba tuttavia quando alcuni di coloro che sono impegnati
in queste discussioni e dibattiti sembrano minimizzare o dare un cenno
passeggero in direzione delle pratiche che ci sono state tramandate,
e sembrano considerare che qualsiasi conclusione teologica da essi raggiunta
in questi campi debba riflettersi nella pratica. E' pure fonte di perplessità
il fatto che le etichette di conservatori e liberali, così inappropriate
al pensiero cristiano, a differenza di quello politico, siano applicate
all'una o all'altra posizione in materia, e frequentemente in un modo completamente
contraddittorio al significato di tali etichette politiche.
La pratica della nostra Chiesa, la Chiesa Ortodossa in America, e quella della Chiesa Ortodossa Russa Greco-Cattolica del Nord America ("la Metropolia"), così come quella della Missione Russa e della Diocesi e Arcidiocesi Missionaria che le hanno precedute, in materia di ricezione degli eretici è molto chiara: è la pratica che vige e che è stata in vigore nella Chiesa russa per secoli, almeno dal tempo di Pietro il Grande. Si può trovare e studiare nei libri degli offici della Chiesa di Russia [sia nella sua conformazione "nativa" (La Chiesa di Russia) che "forestiera" (All'Estero)]. Secondo, per esempio, il Trebnik ("Libro delle Necessità", o Benedizionale) pubblicato a Vladimirova tra le due guerre dalla Chiesa Ortodossa Russa Fuori Frontiera, che non differisce in alcun aspetto dai precedenti e dai successivi Libri delle Necessità pubblicati dalla Chiesa di Russia, i cattolici romani sono ricevuti, dopo l'Officio per la Ricezione dei Convertiti stampato nello stesso libro, immediatamente alla Comunione, e vengono impartiti loro i Santi Misteri alla Liturgia seguente senza altri indugi, a meno che non siano stati cresimati (per esempio, giungendo dal Rito Latino della comunione romana e non dagli Uniati), nel qual caso vengono cresimati. Nei libri delle officiature non si prevede alcun caso in cui i cattolici romani debbano essere ricevuti al modo degli ebrei o dei maomettani, ovvero con il battesimo.
La pratica prescritta e stampata nei nostri libri delle officiature è stata in vigore e in uso attivo per secoli, e non può essere considerata un mero episodio temporaneo di Economia nella vita della Chiesa. Quando i candidati all'Imposizione delle mani all'onorabile Presbiterato promettono di osservare l'ordine liturgico della Chiesa, stanno promettendo (a meno che non vi sia una direttiva contraria del loro vescovo) di seguire i riti prescritti stampati nei libri delle officiature. E il rovesciamento della pratica prescritta senza una precedente direttiva di un Sinodo o concilio sarebbe un esempio di innovazione. Piuttosto stranamente, alcuni che vorrebbero sostenere una tale linea di azione si considerano "conservatori."
I miei predecessori nella sede di San Francisco hanno seguito questi libri delle officiature. Essi sono i libri della chiesa dei Santi Innocenzo e Tikhon. Sono i libri della chiesa di luminari quali i sempre memorabili Metropoliti Antonio (Chrapovitskij) e Anastasio (Gribanovski). Non conosco alcuna direttiva orale o scritta data da qualunque dei luminari summenzionati, che alteri la pratica ricevuta in questo campo.
Santa Elisabetta (Elizaveta Fjodorovna), recentemente aggiunta al calendario dei Santi della Chiesa russa, fu ricevuta nella Chiesa ortodossa (così come sua sorella, la santa Imperatrice Aleksandra Fjodorovna) dalla Chiesa di stato luterana tedesca, dove era stata battezzata da bambina, mediante il Rito della Ricezione degli Eretici con successiva cresima - senza un nuovo battesimo.
Recentemente un libro che commenta con vigore il tema del battesimo dei convertiti, del Professor Metallinos della Chiesa di stato di Grecia, ha avuto un grande seguito di lettori nei circoli ortodossi americani. Quali che possano essere le opinioni e convinzioni personali nei confronti delle conclusioni del Professor Metallinos in materia, bisogna comprendere che tali conclusioni hanno significato solo in quanto possono apparire, inter alia, sull'ordine del giorno di un Sinodo di vescovi o di un concilio che voglia decidere di riesaminare la pratica che si tramanda nella nostra Chiesa. Non è necessario leggere il libro del Professor Metallinos per trovare sostegno della peculiare posizione della Chiesa greca (o delle Chiese greche) a proposito: di fatto, ci si aspetta di vedere che le pratiche della Chiesa di stato di Grecia siano ben difese da tutti i suoi figli fedeli. Ho incluso, come "Allegato 1" a questa lettera, un estratto dalla collezione dei Canoni della Chiesa Ortodossa con commentari di un noto, autorevole canonista al di fuori dei confini della Chiesa di stato di Grecia, il Vescovo Nikodim della Chiesa serba. Questa è una dichiarazione autorevole di quella che è, di fatto, la nostra pratica ricevuta, da parte di uno Ierarca almeno altrettanto ampiamente rispettato, sul tema dei canoni della Chiesa, del Professor Metallinos. Non presento tale allegato come giustificazione o difesa di una pratica da me svolta in quanto la ritengo mio dovere di vescovo. Lo presento nell'interesse della chiarezza, e voglio aggiungere alle successive discussioni e dibattiti un documento che assicura che qualsiasi prete o vescovo della Chiesa Ortodossa in America che riceve eretici cattolico-romani o luterani o anglicani tramite la cresima non è una sorta di "liberale a briglia sciolta" motivato dall'ecumenismo o dall'eretica "teoria dei rami" dell'ecclesiologia, ma ' uno che sta seguendo una pratica totalmente obbediente alla pratica ricevuta della nostra Chiesa.
Sento anche come mio dovere di commentare la ricezione dei chierici cattolico-romani e il loro modo di divenire chierici ortodossi. Ho incluso la mia traduzione del prescritto "Officio per la Ricezione di un Prete della Chiesa Romana in Comunione con la Chiesa Cattolica Ortodossa", vale a dire la venerabile e secolare pratica della Chiesa di Russia, della Missione Russa e della Diocesi Missionaria in America e dei suoi successori, la Chiesa Ortodossa Russa Greco-Cattolica del Nord America ("la Metropolia") e la Chiesa Ortodossa in America.
Così come ho commentato la ricezione delle due sante principesse tedesche nella Chiesa Ortodossa discutendo della ricezione dei laici, vorrei parlare della ricezione di Sant'Alessio Toth (Tovt) di Minneapolis e Wilkes-Barre. Sant'Alessio fu ricevuto secondo il rito descritto nel documento allegato, ovvero con Confessione di Fede, Penitenza e vestizione nel Santuario dopo l'Inno Cherubico. Come potrebbe essere altrimenti? Ci si può immaginare il Vescovo Vladimir o il Vescovo Nicola, i due ierarchi russi del tempo, contravvenire alla pratica stabilita della Chiesa russa e insistere che Sant'Alessio fosse ordinato secondo la formula dell'ordinazione dei laici? (E posso far notare che Sant'Alessio giunse in primo luogo dal vescovo ortodosso russo di San Francisco perchè uno ierarca cattolico romano non riconosceva il suo sacerdozio! Ci si può solo immaginare come la storia sarebbe oggi diversa se il vescovo ortodosso russo a San Francisco avesse parimenti rifiutato di riconoscere il suo sacerdozio e quello di molti altri successivi chierici della sua chiesa!)
Recentemente uno ierarca della nostra Chiesa Ortodossa in America ha ricevuto un prete della Chiesa romana esattamente come la nostra Tradizione richiede, eppure quest'azione, scandalosamente, è stata pubblicamente rimproverata da alcuni chierici e laici della Chiesa Ortodossa in America, e almeno un'anima temporaneamente perduta è giunta fino al punto di adottare l'uso degli eretici Amish e ha evitato il prete ricevuto nella comunità del clero ortodosso nel modo prescritto! Beneamati e stimati fratelli preti e pastori! Cerchiamo di essere sempre governati nella nostra condotta dalla Tradizione della nostra Chiesa e non dalle passioni temporanee del giorno, che urtano come onde del mare contro lo scafo della santa Nave della nostra salvezza, l'Una, Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa di Cristo. Preserviamo ciò che ci ò stato tramandato! Né io né sua Beatitudine il Metropolita, né alcuno degli ierarchi della Chiesa Ortodossa in America siamo temerari oppositori dell'ordine o della disciplina della Chiesa. Non "prendiamo suggerimenti" da altro che non sia ciò che abbiamo ricevuto. La pratica ortodossa di ricevere cattolici romani, luterani e anglicani come descritto dal Vescovo serbo Nikodim e la ricezione ortodossa dei preti cattolici romani come delineata in Nikol'skij non sono alcun tipo di indicazione che i nostri ierarchi siano ostaggi di ecumenismo, teoria dei rami o delle branche, relativismo, positivismo, scolasticismo, liberalismo, indifferentismo o qualsiasi altro "ismo" in alcun modo in conflitto con la Santa Tradizione, bensì un segno della loro obbedienza.
Durante il tempo in cui l'Arcivescovo Dimitri di Dallas e del Sud serviva la Chiesa come Vescovo di Berkeley, fu inviata una lettera a tutte le parrocchie dell'allora Diocesi di San Francisco, con la direttiva che i cattolici romani non cresimati, così come gli anglicani e luterani e calvinisti previamente battezzati con acqua e nel nome della Santa Trinità, Padre, Figlio e Santo Spirito, sarebbero stati ricevuti per mezzo della cresima. Tale pratica rimane in vigore.
Alla nostra prossima riunione del venerabile clero, voglio che il modo in cui riceviamo i convertiti sia posto nell'ordine del giorno. Ora, la pratica può variare troppo ampiamente da parrocchia a parrocchia per poterla descrivere. Inoltre, alcune domande che mi sono state poste mi conducono a ritenere che vi sia una certa confusione su ciò che è la nostra pratica, e su ciò che dovrebbe essere. Pertanto, nell'interim, chiedo a tutti parroci di ricevere gli eretici secondo il formato del Libro delle Officiature tradotto da I. Hapgood. Ciò significa una confessione dei peccati di tutta la vita, una definita, specifica e pubblica rinuncia di specifici insegnamenti erronei sostenuti in passato, l'assoluzione secondo la formula stampata nell'Officio, e la successiva Cresima dei convertiti in tutti i punti prescritti, e quindi la Comunione ai Santi Misteri.
Assicurandovi la mia costanza nella preghiera e inviandovi una benedizione,
Con amore in Cristo,
[firmato]
DISTRIBUZIONE:
Sua Beatitudine e i Membri del Santo Sinodo
Allegati
1. Estratto dalla "Pravila" del Vescovo Nikodim.
2.
Estratto dall'"Ustav" di Nikol'skij.
ESTRATTO
DA (IN LINGUA RUSSA)
REGOLE (Canoni) DELLA CHIESA ORTODOSSA con Spiegazioni.
Nikodim, Vescovo di Dalmazia e d'Istria.
Volume I.
Tradotto dal serbo.
San Pietroburgo. Accademia Teologica di San Pietroburgo.
1911
Pagine 282-3
[Nota del curatore del sito americano: Le citazioni dal russo, incluse da Sua Grazia per chiarezza, sono state traslitterate dal curatore per la distribuzione online.]
(Nella parte precedente c'? una discussione delle differenze di opinione tra Est e Ovest)
Pertanto, governati sulla questione del battesimo compiuto da una comunità (obschestvo) non ortodossa, dalle ingiunzioni (predpisaniyami) generali dei concili e dei Padri, possiamo così delineare il principio della Chiesa Ortodossa: il battesimo, essendo istituito da Gesù Cristo, può essere compiuto solo nella sua Chiesa, e di conseguenza solo nella Chiesa può essere corretto e salvifico; tuttavia, se altre comunità cristiane che si trovano al di fuori della Chiesa Ortodossa mantengono l'intenzione conscia di portare il neo-battezzato nella Chiesa di Cristo, ovvero hanno l'intenzione di comunicargli la Grazia divina attraverso il battesimo, affinché egli divenga per il potere del Santo Spirito un vero membro del Corpo di Cristo e un figlio rinato di Dio, allora anche questo battesimo può essere considerato efficace in quanto fatto sul fondamento della fede nella Santa Trinità, nel Nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito, poiché laddove un tale battesimo è dato e ricevuto, là dovrà operare con Grazia (deistvovat/blagodatno) e il supporto di Cristo non potrà mancare di esservi presente. Ogni comunità che perverte l'insegnamento su Dio e non riconosce la Trinità delle sante Persone nella Divinità non può compiere un battesimo corretto, e un battesimo fatto in essa non è un battesimo poiché tale comunità si trova al di fuori del cristianesimo. In virtù di ciò, la Chiesa Ortodossa riconosce come efficace e salvifico il battesimo di ogni comunità cristiana che si trovi al di fuori dei suoi confini, sia questa eretica o scismatica, purché sia veramente (istinno) compiuto nel Nome del Padre, e del Figlio, e del Santo Spirito."
Il
Vescovo Nikodim aggiunge una nota: "Secondo la pratica della Chiesa greca,
i cattolici romani che si convertono alla Chiesa Ortodossa devono essere
battezzati nuovamente. Noi non siamo in posizione di esprimere un nostro
giudizio relativo a questa pratica, poiché non sappiamo come la
Chiesa greca applichi la prima regola di San Basilio ai cattolici romani.
Faremo solo notare che questa è esclusivamente la pratica (isklyuchitel'no
praktika) della Chiesa greca, e anche che sia in Russia che in Serbia
i cattolici romani sono ricevuti nella Chiesa senza un nuovo battesimo...
Da
UN AIUTO ALLO STUDIO DEL TIPICO DEGLI OFFICI
Della Chiesa Ortodossa
Di Konstantin Nikol'skij
Arciprete della Chiesa della Dormizione della Theotokos a Sennaja
Sesta Edizione
San Pietroburgo, 1900
pp. 685-686
OFFICIO PER RICEVERE UN PRETE DELLA CHIESA ROMANA IN COMUNIONE CON LA CHIESA CATTOLICA ORTODOSSA [1]
Tali casi di unione alla Chiesa Ortodossa si compiono secondo l'officio generale qui delineato.
Il padrino consueto in questo caso è scelto tra i membri del clero. Non c'è madrina.
Il riconoscimento di una tale persona allo stato di prete richiede una decisione del Santo Sinodo.
Prima della sua ammissione al servizio di prete, la sua coscienza deve essere esaminata di fronte a un padre spirituale, come nel caso di uno che si prepari per l'ordinazione.
Se l'esame rivela che non vi è alcun impedimento canonico per una benedizione a servire, allora, quando lo ierarca arriva alla Chiesa per celebrare la Divina Liturgia, il candidato sta assieme al resto del clero, vestito alla maniera del clero ortodosso, e con loro riceve la benedizione dello ierarca, dopo di che va al Diaconico e vi rimane, senza paramenti, fino al Cherubico.
Dopo
il Cherubico e la deposizione dei santi doni sulla Santa Mensa, è
condotto dai Suddiaconi, ma non attraverso le Porte Sante, ma bensì
attraverso il Santuario verso il Santo Trono (Tavola dell'Altare) e allo
Ierarca, e lo riverisce nel modo di un candidato portato all'Ordinazione.
Si portano i paramenti presbiterali, che colui che deve essere ricevuto
nel presbiterio indossa. Lo Ierarca benedice ogni paramento, e colui che
li veste bacia la mano dello ierarca. Il diacono dice i versi dei paramenti
presbiterali, non come esclamazioni, ma in modo che colui che viene rivestito
possa udirli. Quindi colui che è ricevuto nel presbiterio riceve
il bacio di pace dallo Ierarca e dal resto dei preti, al modo di uno appena
ordinato, e sta con il resto dei preti e prende parte alla Liturgia e alla
Comunione dei Santi Misteri. Da questo momento ha il potere di servire
la Liturgia come un prete ortodosso. [2] (Collezione delle opinioni e giudizi
del Metropolita Filarete, volume V, pp. 952?953.)
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1 Quest'officio fu formulato dal Metropolita Filarete a causa del caso della presunta ricezione incorretta nella comunione ortodossa dell'Abbate Maundreli. Si vedano le "Lettere di Filarete, Metropolita di Mosca, ad A.P.M. 1832-1867.
2
Nel periodico "Letture della Società Imperiale di Storia e Antichità"
(1892, libro 4) si spiega il motivo per cui i chierici provenienti dagli
eretici e uniti alla Chiesa Ortodossa, sui quali non v'è dubbio
che siano stati battezzati e ordinati, devono essere ricevuti presentando
una confessione scritta di fede e una condanna delle loro eresie, come
messa in pratica dal Settimo Concilio Ecumenico riguardo alla conversione
dei vescovi e degli altri chierici iconoclasti, etc., e devono essere ricevuti,
ciascuno nel proprio rango sacerdotale, secondo l'Ottavo canone del Primo
Concilio Ecumenico, ovvero rivestiti dei paramenti.
Sul "Sergianismo"
Ai nostri tempi, e con gran vigore dall'inizio dei giorni inaspettati della "perestrojka" e della "glasnost," una nuova parola appare sempre più spesso sulle labbra e negli scritti dei nostri fratelli nella Gerarchia della Chiesa Ortodossa Russa fuori della Russia, nota anche popolarlmente come la Chiesa in Esilio, la Chiesa all'Estero, o "Il Sinodo." Questa parola è "Sergianismo," o, trascritta dal russo, "Sergianstvo." Questa parola si riferisce a una pretesa dottrina di codarda sottomissione al governo comunista e ateo dell'ex-Unione Sovietica da parte della gerarchia della Chiesa Ortodossa di Russia, guidata dal Patriarca di Mosca e di tutta la Russia. Il "Sergio" del Sergianismo è il defunto Patriarca Sergio di Mosca che, mentre era locum tenens deputato del trono patriarcale, ha iinviato una lettera enciclica che annunciava che da quel momento in avanti le gioie della madrepatria comunista sovietica sarebbero state le gioie della Chiesa, e che i dolori della madrepatria comunista sovietica sarebbero stati i dolori della Chiesa. Un ampio e devoto gruppo di ierarchi si oppose a questa filosofia, alcuni dalla prigione e dall'esilio. Alcuni furono perseguitati per non avere sottoscritto la filosofia del Patriarca Sergio; anche se ogni osservatore onesto deve ammettere, alla luce degli eventi contemporanei e successivi, che il governo sovietico era intento alla distruzione della Chiesa, e sottoscrivere questa filosofia non salvò nessuno. Se il governo usò il disaccordo con questa filosofia come scusa per martirizzare membri del clero, non si può asserire che questi stessi membri del clero si sarebbero salvati se la lettera non fosse mai stata scritta.
Ho letto molto materiale, soprattutto in russo, sulla storia della Chiesa russa ai nostri tempi. Non ricordo di avere mai visto la parola "Sergianstvo" o Sergianismo negli scritti della gerarchia della Chiesa all'Estero, fino forse - ma anche di questo non sono sicuro - agli ultimi anni di Sua Beatitudine, il defunto e sempre memorabile Metropolita Filarete. Tuttavia, ORA sembra che il "Sergianismo" sia una delle maggiori eresie, che richiede l'anatema di quanti la sostengono e il pentimento pubblico di qualsiasi ierarca che entri nella giurisdizione del Metropolita Vitalij dal Patriarcato di Mosca. Ci si aspetterebbe certamente di trovare questa "eresia" citata profusamente in documenti quali le Lettere Encicliche dell'assemblea ierarchica della Chiesa all'Estero, pubblicate nel libro commemorativo Russkaja Pravoslavnaja Tserkov Zagranitsej 1911-1963. Può essere che quel titano della dottrina e pietà ortodossa, il Metropolita Antonio (Chrapovitskij) non conoscesse questa eresia? E quel distinto e beneamato Primo Ierarca della Chiesa all'Estero, il Metropolita Anastasij, si era forse dimenticato di insegnare e predicare contro questa eresia distruttiva dell'anima e della Chiesa? Si può trovare la parola in un punto qualsiasi dell'opera omnia del Metropolita Antonio?
E quindi, che dobbiamo dire della condotta dell'Arcivescovo Vitalij (Maksimenko) [+1960], il primo direttore di "Pravoslavnaja Rus", alla Cattedrale della Santa Protezione a New York alla fine del 1939? Ecco come questo evento è narrato nel Russian-American Orthodox Messenger:
Vladyka Vitalij ha espresso grande gioia e sostegno della posizione dimostrata dal nostro Vladyka Metropolita, che ha introdotto negli Offici Divini la commemorazione del Santissimo Patriarca Sergio, mantenendo così le fondamenta di disciplina ecclesiastica che hanno governato la nostra Chiesa in America fino a oggi. 'Lasciate che loro ci scomunichino, che ci considerino scismatici, nondimeno noi compiremo la nostra responsabilità di cristiani e pregheremo per la nostra Chiesa nelle gravi circostanze in cui si trova,' ha detto Vladyka Vitalij. (Messenger, Jan. 1944. No. l, New-York)
La "disciplina ecclesiastica," a cui si riferisce il sempre memorabile Arcivescovo Vitalij, è tristemente carente ai nostri tempi.
Cari fratelli e sorelle della Diocesi dell'Ovest: mi addolora parlarvi di questo tema sul nostro giornale diocesano. Tuttavia, so che turba lo spirito di molti di voi il fatto che quando alla Chiesa Ortodossa in Russia sono dati da Dio la grazia e la libertà e l'amore per i quali hanno pregato tanto a lungo e con tanto fervore i nostri fratelli della Chiesa all'Estero; quando ci è data la possibilità di lavorare mano nella mano con tutti i nostri fratelli della Chiesa russa, dal Patriarca all'ultimo convertito dall'ateismo; quando la madrepatria russa sta iniziando gli sforzi di rialzarsi in piedi nella stessa libertà data da Dio: proprio allora i capi della cosiddetta parte "libera" della Chiesa russa, ovvero, la Chiesa all'Estero, si sono uniti a tutti i nemici di quella libertà e sono divenuti il canale di scarico dei documenti del KGB. Sono divenuti i soli sostenitori del KGB nella sua missione di distruggere la Chiesa. Sono coinvolti in una disperata e sclerotica lotta per bloccare il loro mondo dal cambiamento, per essere "irriconciliabili" (ma ora con la libertà). Anche i buoni e fedeli servi di Dio nel loro presbiterio hanno paura per il proprio ministero se esercitano libertà di parola su questo tema. La parte 'libera' della Chiesa Russa! Ma quale libertà? Scrivo in parte a nome di quei preti e figli fedeli della Chiesa all'Estero che ora sono imbavagliati da un paio di traballanti e timorose reliquie in mezzo alla loro gerarchia, che nei loro ultimi giorni stanno riducendo a nulla vite intere spese in fatiche ascetiche.
Beneamati, vi supplico, pregate affinché sia aperta la via per i fedeli della Chiesa Ortodossa Russa, sia in Russia che fuori dalla Russia, per lavorare assieme per il nostro Salvatore e la Sua Chiesa. Sento che un fato terribile attende quanti si rifiutano di riconnoscere la Chiesa di Cristo nella Chiesa Ortodossa Russa, il cui Patriarca è Alessio II. Si può ammirare la fedeltà monastica, la pietà della Chiesa all'Estero. Si devono anche considerare le parole dell'Apostolo nel Capitolo 13 della sua Prima Epistola ai Corinzi, che ci ricordano che l'amore "tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta." Si deve anche considerare il pericolo di negare lo Spirito Santo, di bestemmiare contro il Signore e Datore di Vita di tutta la Chiesa Ortodossa, incluso il Patriarcato di Mosca della Santa Chiesa Ortodossa Russa.
The
Orthodox West. The Journal of the Diocese of the West, Autocephalous Orthodox
Church in America. Summer 1992, p. 1:1